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venerdì 23 novembre 2012

              IL TOPONIMO SCRIBLA E IL PRIMO        INSEDIAMENTO NORMANNO IN CALABRIA



da Archivio Storico per la Calabria e la Lucania XXXIV, 1965-1966, pagg. 217-222.

    Il nome della località corrisponde ai pressi del punto d’incrocio della Via Popilia (VI), tratto da Morano a Tarsia colla strada da Turio a Morano (VII b) [1]. È un punto cruciale delle comunicazioni attraverso la Calabria Settentrionale a mezzo dell’istmo di Sibari, quasi alla confluenza del Coscile coll’Esaro. La zona valliva, ubertosa, flagellata dalla malaria, nei secoli che seguirono al distacco della Sicilia dalle restanti provincie del Regno, vuoi per la paralisi dei traffici interregionali, vuoi per il progressivo indebolimento del potere centrale, man mano venne disertata dagli abitanti sino alla scomparsa del nome, come d’altronde, si è verificato in tante altre plaghe della Calabria. Può interessare seguire le tracce lasciate dall’antico nome a voce latina e greca nelle vicende soprattutto che portarono all’attuale formazione amministrativa-geografica della regione calabrese, nata dalla fusione dell’antico Bruzio con parte della Lucania meridionale dopo l’insediamento longobardo e l’intervento normanno. L’istmo di Sibari studiato nel suo complesso merita ogni attenzione in quanto sulla zona istmica gravitarono nell’antichità e gravitano ancora oggi i maggiori centri della Calabria settentrionale ai quali si deve il maggior contributo della regione al suo progresso civile e culturale. Scribla, si trova scritto in Malaterra [2]. Nei documenti greci del /218/tempo, Scribona [3]. Nel documento n. 10 delle Carte Latine di Santa Maria della Matina è contenuta una donazione della contessa Mabilia, figlia del Guiscardo e sposa di Guglielmo di Grantmesnil, concernente delle terre nel tenimento Sagitta presso S. Antonio di Stribula. La conferma della donazione avviene ai tempi di Federico II quando, in seguito alle turbolenze seguite al periodo di trapasso dai Normanni agli Svevi, l’imperatore volle verificare i titoli dei possessi. Nel documento 164, appunto, Matteo Marchiafava maestro dei questori e funzionario della dogana de secretis impartisce ordine ai procuratori del demanio in Castrovillari di non molestare l’Abbate della Matina nel possesso della terra di Conca in tenimento Sagittae, i cui confini sono nei pressi di S. Antonio di Stribula [4].
    L’autore greco Schylitzes, accennando alla prima dimora del Guiscardo quando si accinse alla conquista della Calabria, scrive « τὸ κατὰ τοὐς Σκρίβωνος ἄγος » (3, pag. 121). È chiaro che sul posto doveva esistere una chiesa dedicata a S. Antonio (lo Stilita) seguita dal nome della località. Il ricordo dei cronisti greci trova conferma negli avvenimenti dell’epoca normanna che prendono inizio dall’intervento di Guaimaro V principe di Salerno. Questi nel 1043, dopo aver legittimata e confermata la conquista e la divisione delle città pugliesi fra i capi delle bande normanne, ne dette a ciascuno di essi l’investitura assumendo per sé il titolo di « duca di Puglia e di Calabria ». Indi avanzò con Guglielmo Braccio di Ferro lasciandovi eretto un castello chiamato Stridula ( o Strettola? ) [5].
    Si tratta sicuramente della « Scribla » di Malaterra e della Scribona di Schylitzes, posta, come abbiamo detto a mezzo dell’istmo di Sibari e di fronte all’imbocco della Valle dell’Esaro che apre la strada alla Valle del Crati: località e territori tutti com/219/presi nei confini degli antichi gastaldati longobardi di Cassano e Cosenza soggetti ai principi di Salerno. Stranamente i maggiori e più autorevoli scrittori di storia normanna mostrano non solo incertezza nell’identificare la località di Scribla o Stridula, ma anche una tal quale indifferenza a precisare date e località riferentisi alla vicenda calabrese della conquista normanna. Così lo Chalandon, dopo aver menzionato che Lupo Protospatario nell’anno 1044 annota una spedizione di Guaimaro e Guglielmo Braccio di Ferro contro i Bizantini in Calabria e la conseguente costruzione del castello di « Stridula », afferma che l’ubicazione esatta di tale castello è ignota [6]. Il passo di Lupo Protospatario è il seguente: « 1044 - Guidelmus, filius Tancredi, descendit cum Guaimari principe in Calabriam, feceruntque ipsam Stridulam castellum » [7]. Questo passo di Lupo Protospatario ne « La insurrezione pugliese » del De Blasiis viene riportato come segue: « oscura nei suoi particolari rimane un’impresa di Guaimaro in Calabria, dove disceso con Guglielmo d’Altavilla s’impadronì di Squillace (sic) e vi fondò un castello [8]. Forse parve al De Blasiis aderente al vero trasporre Stridula scomparsa e non menzionata in alcun testo geografico, in Squillace distante oltre 150 km. da quello sbocco della Valle del Crati ove verosimilmente, provenendo da Melfi, dovettero arrestarsi Guaimaro e Guglielmo Braccio di Ferro intesi a porre piede e fortificare contro i Bizantini gli antichi gastaldati di Cassano e Cosenza, nei quali non poteva mai inserirsi Squillace.
    Nell’identificare Stridula con Stribula-Scribona-Strada-Scribla vi è dunque una piena aderenza ai precedenti storici che nel flusso e riflusso di prevalenza bizantina o longobarda portarono greci e longobardi ad avvicendarsi all’occupazione di località eminentemente strategiche sull’istmo di Sibari, e ciò sino all’arrivo della prima avvisaglia normanna con Guglielmo Braccio di Ferro al /220/seguito di Guaimaro, e qualche anno appresso, in seguito alla morte nel 1046 di Guglielmo Braccio di Ferro, al sopraggiungere del fratello Drogone. Questi prosegue ad avanzare in direzione di Valle di Crati occupando San Marco, posta a cavaliere dell’istmo e dominante la via di accesso alla Valle, ritenuta la porta della Calabria [9]. A San Marco costruì una rocca ancora esistente e fulcro della successiva zona fortificata dal Guiscardo, base di appoggio e di partenza delle incursioni nel territorio circostante sottoposto ai bizantini. Il particolare della occupazione e costruzione della rocca è chiaramente riportato nella cronaca di Leone Marsicano col seguente periodo: « Roberto igitur primum frater eius Drogo, qui tunc comes erat Apuliae, roccam Sancti Marci concessit, quam videlicet in confinio Calabriae ipse non multo ante construxerat, deque tota illum Calabria investivit » [9 bis].
    Riappare Scribla quando Roberto Guiscardo, un quindicennio dopo il primo insediamento a San Marco, di ritorno dall’assedio andato a vuoto di Palermo, insedia a Scribla dei Saraceni fatti prigionieri a Bugami in Sicilia. L’nsediamento è motivato dalla necessità di provvedere coltivatori alle vaste proprietà terriere della zona incamerate al momento della conquista: esempio di quei vasti movimenti di popolazioni contadine che in seguito vennero attuati dai conti e sovrani normanni. Roberto, astuto e dotato di quella « finesse normande » peculiare alla gente della sua razza, fu un saggio amministratore. Diviso equamente il frutto del bottino ed il soldo ai guerrieri del seguito, sapeva impiegare la propria parte secondo la ragione dell’accumulazione capitalistica sicché in pochi decenni ebbe in pugno e dispose di mezzi enormi e per quei tempi superiori a quelli di tutti i sovrani dell’occidente.
    Possiamo rappresentarci la « Scribla » dell’epoca normanna come un agglomerato di umili costruzioni per la gente dei campi e di altre per il ricovero degli animali; il tutto raggruppato attorno al recinto fortificato della torre centrale. Alla morte del Guiscardo l’erede del ducato Ruggiero Borsa nel 1094 investe l’Abbate Pietro /221/di Cava del castello di Stregola (sic) presso Cassano con tutti i suoi vassalli cristiani e saraceni. Stregola è ancora nome deformato che corrisponde sicuramente a Scribla [10]: una delle tante e tante donazioni del duca Ruggiero ad enti ecclesiastici, specialmente numerose quelle all’Abbadia di Cava, dove ancora oggi si celebrano messe per l’anima del buon duca Ruggiero Borsa.
    A Scribla o Stridula nell’epoca sveva sorse per opera di Federico II un « palatium » di cui troveremo traccia negli itinerari di Carlo d’Angiò. Il sovrano svevo sparse di castelli e manieri tutto il Mezzogiorno continentale per trovarvi dimora nelle peregrinazioni della caccia, di cui era appassionato [11]. A Scribla, perciò, come luogo propizio alla caccia, provvide a fare edificare, accanto alla rocca del tempo di Guaimaro, un « palatium » per la dimora della corte imperiale. Chiaramente viene designato questo « palatium » negli itinerari di Carlo d’Angiò. Questi dal 2 al 30 settembre 1270 è al campo avanti Cartagine per l’ultima crociata di San Luigi. Vi rimane sino al 18 novembre. Il 22 è a Trapani e vi rimane sino al 30. Dal 12 al 25 dicembre è a Palermo e, dopo varie soste a Caltagirone, Catania, Taormina, Messina, il 27 gennaio 1271 pone piede in Calabria (Catona-Seminara-Rosarno-Monteleone). È a Nicastro dall’1 al 3 febbraio, il 4 a Cosenza, il 5 a Tarsia e « Palatium Sti Antonii de Strada. » Vi sosta tre giorni per poi proseguire per Rocca Imperiale, Torre di Mare, Matera, Canosa sino a Foggia ed altre città, in seguito, della Campania. Carlo d’Angiò torna in Calabria in occasione della guerra del Vespro scoppiata nel 1282, e precisamente nel mese di Giugno. Il 24 è ad Amendolara, passa per Scribla e Tarsia. Il 27-28 dimora a Cosenza. Il 28 luglio pone l’assedio a Messina [12].
    Il periodo angioino dall’insopportabile pressione fiscale, le conseguenti fazioni durazzesche ed aragonesi particolarmente influiscono al decadimento della vita civile in Calabria. Si spegne il /222/vigore di vita del periodo normanno-svevo. Scompaiono le grandi Abbadie Benedettine, ossia le fondazioni di Roberto il Guiscardo, S. Eufemia e Trinità di Mileto, i cui beni vengono devoluti ad impieghi estranei alla regione. Santa Maria della Matina, la prima fondazione del Guiscardo, si spegne nella veste di badia benedettina per rinascere nell’ordine cisterciense e cadere in seguito nel regime commendatizio.
    Di Scribla o Scribona non si parla più oltre; gli abitanti che sfuggono l’insalubrità del luogo malarico debbono aver trovato rifugio nei castri che sorgono al sommo delle colline circostanti.
    In ultimo vogliamo annotare che una recente identificazione di Scribla nei pressi della stazione ferroviaria di Spezzano Albanese (pressi della confluenza del Coscile coll’Esaro) è stata fatta da Margherite Mathieu recente rieditrice dell’opera di Guglielmo di Puglia [13].

EMANUELE  CONTI


   [1]^ EDUARD STHAMER, Die Hauptstrhum des Konigreichs Sicilien Im 13. Jabrhundert.
   [2]^ G. MALATERRA, De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis ecc., a cura E. Pontieri (Bologna, 1928), p. 14, cap. XII.
   [3]^ AMATO DI MONTECASSINO, Storia dei Normanni, a cura di Vincenzo de Bartholomeis, Roma. Tipografia del Senato 1935, p. 121.
   [4]^ A. PRATESI, Carte Latine di Abbazie Calabresi ecc., Citta del Vaticano, 1958, pag. 34.
   [5]^ M. SCHIPA, Il Mezzogiorno d’Italia anteriormente alla Monarchia, Bari, 1923, p. 156.
   [6]^ F. CHALANDON, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, Paris, 1907, vol. 1, pag. 107.
   [7]^ Mon. Germ. Hist., tomo V, pag. 58.
   [8]^ DE BLASIIS, La insurrezione Pugliese, e la conquista normanna, Napoli, 1869, vol. 1, p. 183.
   [9]^ P. GIANNONE, Istoria Civile del Regno di Napoli, (Lugano, 1837), vol. I, p. 183.
   [9 bis]^ AMATO DI MONTECASSINO , o.c. p. 121.
   [10]^ P. GUILLAUME, Essai historique sur l’Abbaye de Cava, Naples, 1877, p. 52.
   [11]^ L. BIANCHINI, Storia delle Finanze del Regno di Napoli, Napoli, Stamperia Reale, 1859, p. 70.
   [12]^ P. DURRIEU, Les archives angevines de Naples, 2° vol. pag. 171 sgg.
   [13]^ GUILLAUME DE POUILLE, La geste de Robert Guiscard, ed. M. Mathieu, Palerme, 1961, p. 151 nota 2.

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